Inter news

Tutte le ultime notizie sui nerazzurri di Claudio Ranieri

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    Rapid Vienna-Inter 0-1, basta un rigore di Lautaro
    Europa League, i nerazzurri non entusiasmano ma passano in Austria grazie alla rete del Toro Martinez, sostituto di Icardi (rimasto a Milano dopo il caos-fascia). Tra una settimana il ritorno a San Siro
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    14 FEBBRAIO 2019 VIENNA (AUT) - Nel nome di Lautaro Martinez, a Vienna come a Parma, nel debutto in Europa League come nell’ultima di campionato. L’Inter deve rinunciare all’oramai ex capitano Icardi? Ci pensa il vice Maurito. Che in tutto e per tutto segue il copione dell’amico: si guadagna il rigore quando la fine del primo tempo è vicina, si mette il pallone sotto il braccio e segna il gol della vittoria, il settimo stagionale, nell’andata dei sedicesimi contro il Rapid. Sfidando anche la curva dell’Allianz Stadion, con le corna del toro in segno di esultanza mostrate sotto gli ultrà biancoverdi, che ovviamente non gradiscono e lo sommergono di fischi.

    FONDAMENTALE — Non è ancora brillante l’Inter, soprattutto nel primo tempo, fa ancora fatica sottoporta, ma vincere in Austria è un segnale importante, in una notte speciale. Perché il terremoto Icardi è ancora freschissimo e giocare senza Mauro (per la quarta volta nella stagione, la prima dal 3 novembre contro il Genoa) non è certo semplice. In più Nainggolan e Perisic, che a Parma avevano dato segnali di risveglio, non sono nella serata migliore: il primo sembra non trovare mai la posizione; il secondo sbaglia sempre l’ultimo passaggio nei primi 45’, anche se da una sua caduta nasce l’azione da rigore, e fa qualcosa di più nella ripresa, compreso un assist perfetto sprecato proprio da Radja. Politano si dà da fare, ma anche lui non riesce a incidere e poi lascia il posto a Candreva. Ancora da rivedere Cedric, mai propositivo e spesso richiamato dalle urla di Spalletti. A Vienna si merita l’ennesima segnalazione Handanovic: alla prima con i gradi da capitano, lo sloveno fa a lungo da spettatore ma quando servono le sue manone, per esempio contro la fiondata dell’ex Primavera nerazzurra Knasmullner, risponde d’istinto, facendo sembrare semplice una parata che in realtà è ad alto coefficiente di difficoltà. Lui c'è sempre e il coro che gli tributano i 2mila tifosi interisti con la vittoria in tasca ("Un capitano, c'è solo un capitano") è il segnale chiaro che il mondo nerazzurro non sta proprio dalla parte di Icardi.

    IL TORO — Alla fine, però, il migliore resta Lautaro Martinez: la Champions l’aveva solamente assaggiata, in Europa League entra da uomo del destino nerazzurro, diventando subito decisivo. E nella sua partita non c’è solo il rigore-gol, ma anche grande movimento, una girata perfetta sulla quale Strebinger, il portiere col caschetto alla Cech, fa un miracolo opponendosi col corpo, tante spallate agli avversari. E soprattutto il piglio di chi sa che occasioni così non si possono lasciare andare. Il volto da copertina dell’Inter, oggi, è lui.
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    Inter-Sampdoria 2-1: decide Nainggolan
    Senza Icardi sono di D'Ambrosio e del belga i gol che decidono l'incontro. Di Gabbiadini il momentaneo pareggio blucerchiato
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    17 FEBBRAIO 2019 MILANO - Potere della cresta, che batte il cappellino. Radja Nainggolan decide Inter-Sampdoria, tornando dominante, diventandolo forse per la prima volta a Milano. La cresta che aveva abbandonato (“Ho trent’anni, basta”) è stata rispolverata con funzioni taumaturgiche. Funziona. E sposta i riflettori, per un po’, da quel cappellino in tribuna, quello di Mauro Icardi, accompagnato dalla chioma bionda di Wanda Nara. Il celebre assente, inquadrato dai maxi-schermi quasi a chiamare i fischi (arrivati), vede l’Inter vincere 2-1, e mostrare una prova convincente, almeno rispetto i “bassi” dell’ultimo periodo. La squadra di Spalletti costruisce tanto, sbaglia molto, non è impermeabile dietro, ma strappa applausi e soprattutto, tre punti importanti nella risalita dallo sprofondo in cui sembrava caduta a gennaio. L’erede di Mauro, nel ruolo di centravanti, mostra colpi più a servizio della squadra che nella ricerca della porta. Fa tanto e bene in costruzione e assist, non segna in un paio di occasioni buone. Ma Lautaro c’è, anche per il futuro. Ed è tornato anche Perisic: corsa, dribbling, tiri, assist. La Samp agguanta il pareggio e non lo tiene: giocare gioca, piacere a tratti piace, però manca sempre un po’ di sostanza. Le idee ci sono, i fatti non sempre.

    I GOL — Tutto ciò che era rimasto in fase potenziale, in una gara da spazi aperti come non se ne vedono troppe nella nostra Serie A, trova sfogo nel giro di cinque minuti, fra il 28’ e il 33’. Lì saltano in un colpo solo il tabù offensivo dell’Inter e la sua imbattibilità difensiva casalinga. Il primo a fare le veci di Icardi è il meno atteso, in quei panni: D’Ambrosio. In realtà fa quasi tutto Perisic che taglia la difesa da sinistra, ingannando Bereszynski e crossa basso. Ma il terzino ci va in allungo, fissando l’1-0. I 55mila di San Siro non hanno ancora finito di esultare che una palla in area rimpalla fra Brozo e Skriniar e un doriano a terra: Gabbiadini, appena entrato, ci si avventa e batte Handanovic. Ma i casini di questi tempi sono almeno serviti a superare la fase in cui l’Inter si scioglieva alla prima difficoltà. Ora ha recuperato voglia, coesione, spinta nervosa: così 3’ dopo il pari ritorna vanti. Corner di Candreva, deviazione all’indietro di Skriniar e tiro di controbalzo di Nainggolan: due rimbalzi e palla in buca.

    INTER — Spalletti aveva scelto di esaltare il buon Nainggolan di questo ultimo periodo tenendolo dietro le punte nel 4-2-3-1 che ha in Lautaro il vertice avanzato e in Politano l’uomo più “carico” dal 1’. Il Ninja si presenterà dalle parti della porta avversaria (pericolosamente con un tiro a giro dopo 31’), ma spesso anche in ripiegamento difensivo, con sprint all’indietro e tackle come ai “tempi belli”. Anche grazie al belga l’Inter costruisce più degli avversari, sfruttando le buoni doti di dialogo di Lautaro (a cui manca il killer instinct al 6’, dopo fuga solitaria) e la voglia, apprezzabile e apprezzata, di Perisic. A volte però gli uomini di Spalletti si spezzano in due tronconi, lasciando buchi a centrocampo e più spesso vengono infilati dalla corsia di Dalbert, in visibile difficoltà e quasi costante ritardo. Però le occasioni da gol, specie nella ripresa, sono molteplici: i doriani concedono campo da correre, e i vari Perisic e Nainggolan se lo prendono tutto. Politano fa e disfa, sfiora il gol, esce e lascia il posto a un Candreva che risulterà, nel suo piccolo, decisivo col corner. Le feste dopo i gol raccontano di un gruppo compatto, Spalletti che entra in capo dimostra quanto questa gara fosse importante. Per un mucchio di motivi, non solo di classifica.
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    Inter-Rapid Vienna 4-0: gol di Vecino, Ranocchia, Perisic e Politano
    I nerazzurri volano agli ottavi di finale. Il croato segna con un cucchiaio delizioso
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    21 FEBBRAIO 2019 MILANO - Così si rischia quasi di non riconoscerla. L’Inter si prende una sera libera dal suo lavoro a tempo pieno da produttrice di casini, complicazioni ed epica. Sarà che l’Europa League, a questi livelli, non stimola ancora il suo lato “pazzo”, ma per una volta chiude una qualificazione dopo 20 minuti, infila la gara su binari lisci e lì la tiene, chiudendo sul 4-0. Se non fosse che il suo centravanti è in tribuna per un non-infortunio, sembrerebbe quasi una squadra normale. Superiore al Rapid lo era prima e lo resta ora, anche se all’andata nei secondi 45’ aveva provato a farlo dimenticare a tutti. Gli austriaci, arrivati a San Siro con un corredo di 5000 tifosi con tanto di coreografia e cori per 90’, capiscono che non è aria già all’11’, dopo il gol Vecino, tornano virtualmente a casa quando Ranocchia, al volo, infila l’angolino basso. Il terzo gol di Perisic, in contropiede, con portiere saltato, è riconoscimento per il predominio che continua nel secondo tempo e premio per il migliore in campo. Il quarto di Politano, nell’occasione centravanti, ancora su assist del croato, fa scattare i titoli di coda.

    RANO-GOL — Ma partiamo da Ranocchia: del resto lo sceneggiatore è assunto, non si può non usarlo proprio. Così si inventa il gol del capitano pre-Icardi: quello che aveva lasciato la fascia a Mauro; quello che la Curva ha inserito fra un serie di legende con la patente di “interista vero”; quello che era stato messo centravanti nel finale di Inter-Bologna, quando la caduta dei nerazzurri sembrava non aver fine. “The Frog” al 19’ raccoglie l’ultimo di una serie di colpi di testa per inventarsi un destro al volo all’angolino basso. La festa è sincera, il primo gesto è per lo stemma sulla maglia, il secondo una L per il figlio Lorenzo. Intanto il gruppo lo placca e abbraccia compatto, Spalletti ride felice.

    PERISIC VOLA — Andrea era stata l’unica sorpresa di una formazione dalle scelte ridotte, ma con poche concessioni al turnover (Cedric e Candreva le altre). In attacco c’è ovviamente Lautaro, a supportarlo i redivivi Nainggolan e Perisic. Soprattutto per quel che riguarda il croato, va in campo la versione deluxe , che trasforma la fascia sinistra in una personale pista di decollo. I rifornimenti che sgancia a centro area non sono sempre precisissimi, ma il primo è subito un assist: Candreva però “cicca” un pallone solo da spingere dentro (sbaglierà un altro gol fatto a fine primo tempo, su ribattuta del portiere su tiro di Perisic). A rimediare all’errore ci pensa Vecino, che raccoglie e da posizione defilata trova il diagonale vincente sul secondo palo.

    IL RESTO — Dopo i due gol diventa ordinaria amministrazione, merce che da queste parti, di questi tempi, è tanto rara da diventare preziosa. Brozovic giganteggia per corsa, recuperi e aperture fino a meritarsi il riposo (entra Borja), Perisic chiede palla a ogni azione, Lautaro cerca il gol personale avvicinandolo due volte di testa, Politano lo sostituisce facendo le prova da “nueve”, Candreva recupera una gara storta con l’assist per il terzo gol, Skriniar uscendo si prende una standing-ovation di puro affetto, Handanovic per una volta non è chiamato alla parata. Anche il neo-capitano sarà rimasto un po’ stranito. Quarta vittoria di fila e domani sorteggio degli ottavi: l’Inter si è rimessa in marcia.
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    Fiorentina-Inter 3-3: autogol di De Vrij, gol di Vecino, Politano, Perisic e Muriel
    Var protagonista a Firenze, tra rigori dati, reti concesse e annullate. I nerazzurri sono a +2 sul Milan e +3 sulla Roma
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    24 FEBBRAIO 2019 FIRENZE - A Firenze si gioca il calcio storico, disciplina che ripropone un gioco antico. A Firenze oggi va in scena anche il calcio futuristico: si gioca con tre poli di attrazione. Non più solo le due porte, ma anche lo schermo della Var a centrocampo, dove l'arbitro Abisso si reca con una certa frequenza, seguito da orde di giocatori che restano lì, a sbirciare, nemmeno se potessero influenzarne l'esito. Fiorentina-Inter è un tripudio di Var, consultata dopo il gol al 1' e poi ripetutamente fino al rigore del 11° minuto di recupero quando comunque si prende la decisione sbagliata: finisce 3-3. Uno stillicidio, con parecchie decisioni ribaltate (non benissimo la terna a occhio nudo) tensioni de tifosi e sceneggiate di chi era in campo. Spalletti alla fine si infuria, perché vede svanire la quinta vittoria consecutiva, la quarta senza Icardi. L'Inter aveva ribaltato la gara di forza mentale, con un Perisic ormai sempre più calato nei panni di leader. Pioli esulta, perché perdere questa gara gli avrebbe fatto male. Ma nessuno sa bene come giudicare il tutto: del resto era un esperimento, questo calcio a tre "porte".

    PARTENZA CHOC — Il Franchi, si sa, non è campo favorevole all'Inter. Però così… Dopo 17 secondi la Fiorentina è in vantaggio, la rete più veloce in A almeno negli ultimi 15 anni: lancio lungo di Ceccherini, sprint di Chiesa che saluta Dalbert, cross e deviazione di tacco di Simeone e poi di De Vrij nella propria porta. L'Inter ha la fortuna e il merito di pareggiarla, a sua volta, al primo tiro in porta: sviluppi di un corner al 6', palla ricacciata in area da Nainggolan, tocco al volo di Vecino, che trova il primo gol in campionato, contro la sua ex-squadra e quindi non festeggiato. Lafont non è perfetto, il sospetto fuorigioco tiene tutti fermi per 3', in attesa della Var, ma poi si riparte dal pari. Il pericolo scampato non accende l'Inter, che invece per mezz'ora quasi non passa la metà campo.

    ALLUNGO INTER — La Fiorentina non colpisce mentre l'Inter fatica a trovare le misure difensive e nonostante la latitanza iniziale di tutti gli uomini d'attacco nerazzurro. Dopo la mancata "fuga per la vittoria" di Gerson (al 29' ruba palla a Vecino, non viene chiuso ma tira fuori) di colpo si spegne. La squadra di Spalletti prende coraggio, al 40' Politano fa tutto da solo e fa tutto bene, tranne l'esultanza (almeno secondo Perisic). L'ex Sassuolo converge da destra, tira a giro e trova l'angolino: poi festeggia con le mani alle orecchie, come Icardi, e Perisic glie tira giù. La gara ha svoltato, Perisic manca il terzo gol già in chiusura di tempo, lo trova dal dischetto dopo 7' della ripresa. Sulla punizione in mezzo di Brozovic c'è la mano di Fernandes, vista dalla Var. Il Franchi si scalda, in tribuna ci si agita, in Curva parte il classicone "come la Juve": il gol annullato a Biraghi, sempre dalla Var, per fallo di Muriel su D'Ambrosio è una nuova scossa tellurica.

    CONTRORIMONTA — La seguente la provoca Muriel, con una punizione perfetta, irraggiungibile (74'). Ma si trema ancora nel recupero, e ancora per la Var: Abisso stavolta conferma la sua decisione dopo aver visto la tivù. Giudica mano quella di D'Ambrosio sul cross di Chiesa: Veretout trasforma per il 3-3. La squadra di Pioli agguanta il punto nonostante un'ora senza squilli di Simeone, qualche errore di troppo di Gerson, le responsabilità di Lafont su due gol, e l'inconsistenza del subentrante Pjaca. Ci pensa Chiesa, in quasi tutte le azioni decisive. L'Inter, apparsa meno quadrata ed ermetica che nelle ultime uscite, con qualche storica sofferenza sugli esterni, è però una squadra mentalmente rigenerata, che ha voglia e corsa fino al 90'. Il Milan adesso è a -2, ma la Viola era l'ostacolo più duro di questa fase del campionato. Ora prima del derby ci sono Cagliari e Spal: il peggio, nonostante i casi aperti, potrebbe essere alle spalle.
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    Cagliari-Inter 2-1: autogol di Perisic, Lautaro e Pavoletti
    Barella sbaglia un rigore, Martinez colpisce anche un palo. Se Milan e Roma vincono domani, Spalletti si trova fuori dalla zona Champions
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    01 MARZO 2019 CAGLIARI - È finita la carica nervosa? O la rabbia per il finale di Firenze, sommata alla tensione di una stagione che raramente è stata normale, ha mandato in corto circuito l'Inter? Di sicuro c'è che il Cagliari sa approfittarne, anche se "decide" di voler soffrire fino al 96', sprecando il rigore del 3-1. I sardi vincono con merito, grazie a un primo tempo arrembante, prendendosi tre punti fondamentali per allontanarsi dalla zona calda. Caldissima diventa la corsa Champions, con la squadra di Spalletti che ora rischia il sorpasso dal Milan e l'aggancio della Roma. La crisi era iniziata con Icardi abile, arruolato e capitano, sembrava superata con lui sul lettino, ora rischia di riaprirsi, e trasformare i nerazzurri da fuggitivi (per la Champions 2019-20) a inseguitori. E non è mai una bella posizione. Tanto più se i "casini" interni non mancano.

    INTER SPENTA — Ma ignorando per un momento questioni extra-campo e testa, l'Inter perde la gara anche sul campo, lasciando le fasce ai sardi, trovando una resistenza solo in Nainggolan e Lautaro, vedendo Perisic tornare alla versione spenta, aggiungendo alla solita sofferenza dei terzini anche una giornata negativa dei due centrali. Il tutto di fronte a un cliente difficile e letale come Pavoletti, invidiando al centrocampo dei sardi Barella, finendo col rimpiangere anche Srna, su cui era stato fatto un pensierino, e che in fin dei conti sarebbe stato meglio di Vrsaljko. Pensieri neri di una notte in cui i nerazzurri vedono complicarsi l'ultima fetta del campionato.

    PARTENZA FORTE — I tre gol presi dall'Inter a Firenze, al netto del rigore inventato, non erano stati un caso. La difesa dell'Inter ha perso la sua ermeticità, alla Sardegna Arena, poco protetta anche da un centrocampo spento, balla che è un piacere. Il Cagliari parte con il piede sull'acceleratore, e lo alza solo al 13', quando si ferma per il tributo a Davide Astori. Ma poi ricomincia, sempre aggressivo, con le sovrapposizioni sulle fasce: dopo tre occasioni mancate e un rigore reclamato (braccio di Asamoah?), passa al 30'. Punizione (dubbia) battuta da Cigarini, Ceppitelli non tocca, la prende Perisic che infila involontariamente Handanovic: 1-0. Lo svantaggio non sveglia l'Inter, che 1' dopo ha bisogno di un "paratone" di Handanovic su Joao Pedro per evitare il 2-0. Anche il pareggio è un lampo estemporaneo, in un primo tempo di gioco offensivo latitante. Nainggolan, fra i più attivi, se ne va sulla destra e piazza un cross sul primo palo: Lautaro di testa anticipa Ceppitelli e pareggia. È il 38', non è la fine dei dolori interisti. Faragò perdona, Pavoletti no: al 43' gran gol del centravanti, su cross da destra di Srna. Skriniar manca l'anticipo, De Vrij viene anticipato dal destro al volo di "Pavoloso".

    NIENTE RIMONTA — Nella ripresa la carica di un Cagliari comunque ottimamente messo in campo inevitabilmente si esaurisce un po': l'Inter guadagna metri di campo, prova a costruire, va vicino al pari con Lautaro (azione personale) e con Politano (gran riflesso di Cragno) prova a dare più geometrie con Borja Valero (per un deludente Vecino), che all'82' si costruisce la palla per il 2-2, ma poi manda alto. Quando Cragno respinge sul palo anche la girata di Lautaro, si torna alla mossa Ranocchia centravanti. Non è mai un buon segno, infatti poco dopo Despodov rimedia il rigore (fallo di Skriniar) che Barella spedisce nella curva prefabbricata dei sardi. La gioia del Cagliari è rinviata, ma esplode dopo 6' di recupero per tre punti inattesi.
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    Eintracht-Inter 0-0: Brozovic sbaglia un rigore
    Nessun gol nell'andata degli ottavi di Europa League: nerazzurri meglio nel primo tempo, con l'errore dagli undici metri del croato. Nel secondo un po' di sofferenza. Infortunio per Perisic
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    07 MARZO 2019 FRANCOFORTE (GERMANIA) - Inferno doveva essere ed inferno è stato. Però lo 0-0 di Francoforte ha dato buone indicazioni a Spalletti e all’Inter, capace di dominare per un tempo su un campo difficilissimo. E in più di non prendere gol contro il miglior attacco dell’Europa League. Fin qui le buone notizie, poi ci sarebbe anche due note negative, non troppo marginali. La prima è il rigore sbagliato da Brozovic che magari avrebbe indirizzato diversamente il risultato finale. Poi l’infortunio di Perisic, un affaticamento agli adduttori della coscia sinistra: dopo il k.o. di Nainggolan, ecco un altro brutto pensiero per Spalletti, che per il ritorno perderà anche Lautaro per squalifica. Ecco, mai come adesso sarebbe fondamentale ritrovare Icardi.

    BROZO SPRECA — Personalità aveva chiesto Spalletti. E il primo tempo dell’Inter è stato da grande squadra. Per intensità, qualità di gioco e di scelte, col grande rammarico di aver chiuso la prima frazione sullo 0-0. Perisic è ispirato e lo dimostra subito con una bella percussione a sinistra, ma sul traversone basso non ci sono compagni pronti a concludere. D’Ambrosio (3’) scalda Trapp dalla distanza, poi è l’Eintracht a provare a entrare in partita con un paio di ripartenze. È solo un fuoco di paglia, perché l’Inter riprende in mano il match e costringe i tedeschi a correre a vuoto. Al 21’ l’episodio che potrebbe cambiare il volto della partita: Lautaro si avventa su una palla vagante in area, Gelson Fernandes lo tocca e per l’arbitro Collum è rigore. Dal dischetto a sorpresa si presenta Brozovic (i due precedenti rigori senza Icardi li avevano trasformati Lautaro e Perisic) ma Trapp vola alla sua sinistra e manda in angolo. E il boato di esultanza della curva tedesca fa tremare lo stadio. Scampato il pericolo l’Eintracht sembra crederci di più, ma poi è sempre l’Inter a creare potenziali occasioni: Brozo (42’) apre per Politano che al volo crossa per Vecino, ma il colpo di testa dell’uruguaiano finisce a lato.

    PRESSIONE TEDESCA — L’inversione di campo porta anche un cambio di inerzia nel gioco, perché l’Eintracht stavolta entra con la testa giusta e la volontà di vincere la gara. Nei primi minuti i tedeschi collezionano diversi corner e da uno di questi trovano anche il vantaggio con N’Dika, ma il tocco precedente di Haller (in offside) vanifica tutto. L’Inter intanto perde anche Perisic per un guaio muscolare e l’uscita del croato toglie a Spalletti un’arma fondamentale in campo aperto. Perché l’Eintracht ora palleggia molto a ridosso dell’area nerazzurra e sempre con maggior pericolosità. Al 25’ Hinteregger non trova la porta di testa da posizione vantaggiosissima, su splendida imbeccata di Kostic, poi è ancora il difensore dalla distanza a impensierire Handanovic.

    ASSALTO EINTRACHT — Kostic continua a dominare a sinistra e a costruire percoli, ma la mira degli attaccanti tedeschi è piuttosto sfocata. Così Huttler prova la carta Paciencia (decisivo nell’ultimo match di campionato in pieno recupero): il portoghese sfiora il palo da fuori (40’), poi Handanovic dice no a Jovic (in tuffo) e a Gacinovic (tiro centrale, parata in due tempi). Il pubblico spinge fino all’ultimo secondo, ma l’assalto Eintracht non trova gloria. Tutto rimandato a San Siro: un mini vantaggio per l’Inter, ma serviranno due tempi da big per conquistare i quarti di finale.
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    Inter-Spal 2-0, Politano e Gagliardini trascinano Spalletti
    I nerazzurri tornano al successo in campionato con due reti “italiane” nella ripresa. Nel primo tempo gol annullato a Lautaro, Brozovic k.o.
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    10 MARZO 2019 MILANO - L’Inter è ancora viva. Soffre per 70 minuti contro la Spal, ma alla fine esce da San Siro con tre punti e si prepara a una settimana fondamentale: giovedì sera c’è il ritorno di Europa League e bisogna vincere per forza contro l’Eintracht Francoforte; domenica sera c’è il derby e i gol di Politano e Gagliardini (al 70’ e 78’) permettono ai nerazzurri di rimanere a un solo punto di distanza dal Milan. Ma è il cuore che spinge l’Inter nel giorno della festa di compleanno numero 111 del club, con la Spal che gioca un buonissimo primo tempo e poi finisce sulle ginocchia, spegnendosi nel momento in cui avrebbe potuto osare di più. I nerazzurri, infatti, faticano a costruire e creare pericoli, e i tiri-gol di Politano e Gagliardini alla fine sono le uniche conclusioni nello specchio dopo la rete giustamente annullata dalla Var a Lautaro nel primo tempo.

    SFORTUNA — Ma c’è anche un altro dato da segnalare in casa Inter: per un motivo o per l’altro, infatti, nel secondo tempo in campo non ci sono Icardi, Nainggolan, Brozovic, Perisic e Skriniar, ovvero tutte le stelle della squadra. Eppure alla fine Luciano Spalletti riesce a tirarsi su, evitando un’altra pericolosissima frenata, aggrappandosi prima a un pizzico di fortuna (la doppia deviazione dell’azione dell’1-0) e poi blindando la vittoria con Gagliardini, in un momento in cui la sfortuna, sotto forma di infortuni, ha preso di mira la sua squadra. Stavolta Miranda si becca subito una manata in faccia da Petagna, resiste sino a fine primo tempo e poi va diretto in ospedale per una sospetta frattura alle ossa del naso. Ma l’Inter perde anche Brozovic, sostituito al 42’ per un risentimento ai flessori della coscia destra. Non un bel segnale in vista della doppia sfida con Eintracht e Milan.

    MAURITO — In tribuna non c’è Mauro Icardi, ed è una notizia: qualche giorno fa si pensava addirittura che potesse tornare in gruppo ma sfumata questa ipotesi l’argentino salta la Spal anche da spettatore. Contro il Rapid e la Samp Maurito aveva visto la partita in prima fila insieme con Wanda. Oggi niente, in attesa di risolvere la telenovela con la società. E con Beppe Marotta che prima della partita dice: “C’è grande ottimismo, ora serve il buon senso di tutti. Mauro tornerà nel derby? Questa assenza forzata non lo mette in condizione di giocare subito al meglio, ma decide Spalletti”.

    LA PARTITA — Aspettando Mauro, l’Inter si consola comunque con Lautaro. Non ci sarà in Europa League, ma contro il Milan sarà l’uomo dell’attacco nerazzurro. Il numero 10, rischiato da Spalletti anche se in diffida (gli altri diffidati Skriniar e D’Ambrosio restano a guardare, invece), si muove benissimo come sempre ed entra praticamente in tutte le azioni pericolose. Nel primo tempo, la doppia combinazione con Cedric (al 16’ e al 27’) si chiude a lato della porta di Viviano, prima di piede e poi di testa. In mezzo c’è anche spazio per la Spal, che fa paura con il colpo di testa di Petagna, fuori di pochissimo. Poi si vede ancora Lautaro: al 31’ fa un gran gol su cross di Asamoah ma la Var cancella tutto: l’argentino controlla con il petto e con il braccio prima di entrare in area. Giusto annullare. Ma il Toro è fondamentale anche nell’azione del vantaggio, dopo che una parte di San Siro aveva iniziato a fischiare i nerazzurri: è lui a fiondarsi su una palla vagante prima che Politano la butti finalmente dentro e faccia urlare tutto lo stadio. L’Inter che soffre e alla fine si tira su ha la faccia del Toro.
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    Europa League, Inter-Eintracht 0-1: gol di Jovic, nerazzurri eliminati
    Gli uomini di Spalletti escono agli ottavi di finale dopo lo 0-0 dell’andata: decide una rete dell’attaccante serbo a inizio partita su errore di De Vrij
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    14 MARZO 2019 MILANO - È andata anche questa. Dopo gli ottavi di Champions, la patente di anti-Juve (vabbe’…), la Coppa Italia, ora l’Europa League. Il rischio è di vedersi scivolare dalle mani tutto, a forza di infortuni, litigi, obiettivi corretti al ribasso, prestazioni imbarazzanti e casi che non si chiudono mai. Resta solo il quarto posto in campionato da preservare per non trasformare la stagione in un vero disastro, anche economico. L’Eintracht cala su Milano con i suoi 13.500 tifosi, che trasformano San Siro quasi in uno stadio di casa. Torna in Germania con la vittoria 1-0 e la qualificazione. L’Inter si presenta alla gara da vincere con 12 giocatori abili, affida gli ultimi assalti a due ragazzini (Esposito e Merola) e all’ormai solito Ranocchia centravanti. Al netto dell’imponderabile, presentatosi sotto varie forme in quest’annata, sembra una fotografia di limiti strutturali della rosa, amplificati da ripetute prestazioni non all’altezza di molti uomini.

    IL GOL — Alla faccia di “mai più approcci timorosi alla gara”, proposito al centro di un patto fra allenatore e giocatori dopo il k.o di Cagliari, l’inizio coi tedeschi è da horror: dopo 3’ Haller ha centrato, con tutta la porta a disposizione, la traversa interna sul tap-in dopo la parata di Handa su Kotic; dopo 5’ bisogna già rincorrere. Come contro il Psv, altra gara decisiva da vincere, l’1-0 ospite è frutto di un errore difensivo: allora Asamoah, oggi De Vrij. L’olandese cerca di gestire di testa un lancio lungo dei tedeschi, spalancando la via della porta a Jovic. Il serbo non si fa pregare, lo brucia e batte con un pallonetto il portiere. Non sarà l’ultimo errore difensivo o in fase di costruzione, Handanovic dovrà evitare il raddoppio, l’1-0 starà quasi stretto ai tedeschi al riposo.

    I LIMITI — Fra errori tecnici, cross sui difensori, tiri sballati e controlli lunghi l’Inter rischia ripetutamente di prendere il colpo del k.o.. A lungo a manovra offensiva nerazzurra si limita a cercare in profondità Keita, non solo sulla corsa, ma anche con palle alte dalle retrovie, da gestire di testa spalle alla porta, nemmeno il senegalese fosse Peter Crouch. Dopo poco più di mezz’ora Spalletti prova a cambiare qualcosa, passando a 3 dietro, con Cedric e Perisic a tutta fascia, dopo un’ora entra Ranocchia per Cedric. Rano è l’unico giocatore della prima squadra sano in panchina, il tecnico non è che possa pescare granché. Alla fine rischia un Primavera al 73’: è il 2002 Sebastiano Esposito, poi seguirà Merola (2000). Skriniar è andato a centrocampo (e sfiora i gol al 71’), Politano ci prova da fuori, l’Eintracht con un Kostic dominante sembra poter far male a ogni ripartenza. Un po’ per Handanovic, un po’ per mancanza di cinismo di quelli di Francoforte, l’ultima coltellata non arriva. Ma la cosa prolunga solo l’agonia fino al 96’. Quando la Nord richiama i giocatori sotto la curva, per invitarli a tirare fuori gli attributi in vista derby. Dall’altra parte, lungo tutto il terzo anello, la sciarpata dei tedeschi festeggia l’impresa (lo è davvero?) dei ragazzi di Hutter, che confermano di avere corsa, velocità, voglia, qualche individualità e un’idea di squadra. Bastano, contro questa Inter.
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    Inter-Lazio 0-1: il gol di Milinkovic di testa decide la sfida da Champions
    La rete del serbo al 12' rilancia i biancocelesti a ridosso delle milanesi. Icardi e Wanda osservano il match dalla tribuna e i nerazzurri chiudono con zero punte
    31 MARZO 2019 MILANO - Per ora hanno distrutto il morale, di San Siro. Il pubblico interista esce dallo stadio con un misto di rabbia e delusione, che non si trasforma in asia solo perché le rivali per la corsa Champions frenano tutte. Tutte tranne la Lazio, che festeggia ampiamente: questa vittoria la riporta in corsa per il terzo/quarto posto, oltre a segnare una inversione di tendenza in un campionato che l’aveva vista vincere solo il derby, dei match contro le big. L’Inter affonda colpita da una testa di Milinkovic (1-0) e in parte condizionata dai propri fantasmi, compreso quello che siede in carne ed ossa nelle prime file, Mauro Icardi. Una partita senza reti segnate non può che alimentare i rimpianti per il capocannoniere uscente, ancora spettatore. Non si può esaurire lì, l’analisi di un k.o. che cancella i benefici effetti del derby, ma da lì si rischia di partire. Lo fa il pubblico di San Siro, che non risparmia fischi a squadra e allenatore.

    IL GOL — La partita può prendere una direzione dopo 8’ di una discreta partenza nerazzurra, quando su corner Strakosha ribatte sui piedi di Skriniar: porta spalancata , ma palla alta. Così si imbocca l’altro bivio al 13’: D’Ambrosio lascia tempo per pensare e preparare la giocata a Luis Alberto, il suo cross sul secondo palo è perfetto e trova la testa di Milinkovic Savic: ospiti in vantaggio. Per il serbo è un gol pesante, forse il segno di una risalita, per l’Inter è una sentenza a cui non avrà la forza e la lucidità di ribellarsi, nemmeno nel forcing del secondo tempo.

    SCELTE — Senza Lautaro, Icardi e De Vrij, con Nainggolan dall’autonomia ridotta (entrerà al 73’), le scelte di Spalletti sono limitate. Quella meno scontata è l’abbandono del 4-2-3-1 del derby per il ritorno al 4-3-3, con Borja per Gagliardini e Vecino di nuovo interno di centrocampo. Lo spagnolo soffrirà la fisicità di Milinkovic e Leiva, l’uruguaiano si presenterà raramente in area avversaria. L’Inter soffre il palleggio degli avversari finché c’è Correa, soffre sempre un ispirato Luis Alberto, viene graziata più volte dalla poca cattiveria degli attaccanti biancocelesti in contropiede (Immobile non in grande serata). Handanovic è decisivo nelle solite 4-5 parate, che probabilmente bastano per cancellare i dubbi sulle sue responsabilità sul gol, quando non accenna l’uscita.

    RISORSE — Nella ripresa i nerazzurri creano di più, fanno paura a Strakosha con un paio di tiri di Politano, ma la Lazo si trasforma da formazione di palleggio a collettivo di ordine e lotta. Keita centravanti è un leone in gabbia che ruggisce solo quando riesce a girarsi verso la porta (un paio di volte), Perisic è attivo ma impreciso, dalla panchina, oltre al Ninja in rodaggio, arrivano Candreva e Joao Mario: non granché. Meglio sull’altro fronte Parolo, che dà equilibrio, e Caicedo, che si prende il lusso di saltare uno Skriniar sottotono e crea più di un pericolo. Inzaghi ha risorse, la sua Lazio ha birra e sembra in crescita per il finale di campionato. Inter e Milan sono avvertite.
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    Genoa-Inter 0-4: gol di Gagliardini (doppietta), Icardi su rigore e Perisic
    A Genova il bomber argentino torna a giocare dopo 53 giorni di esilio: prende un palo, segna un rigore e serve un assist per il compagno croato. La squadra di Spalletti blinda il terzo posto e vola a +4 sul Milan
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    03 APRILE 2019 GENOVA - Riecco l’Inter. Riecco soprattutto Mauro Icardi. Battuti tre sere fa a San Siro dalla Lazio, i nerazzurri si rimettono a correre superando l’ostacolo Genoa: serviva fare la voce grossa e il 4-0 al Ferraris vale tantissimo, perché ora Spalletti ha 8 punti sul quinto posto occupato da Lazio (che però ha una partita da recuperare), Atalanta (che gioca domani sera), Roma e Torino. Icardi, di nuovo titolare dopo il lungo braccio di ferro con il club, è il migliore in campo: sono bastati 40 minuti per ritrovare il gol e chiudere i conti dopo la rete di Gagliardini al 15’ e prima del tris di Perisic al 54’ (su delizioso assist di Mauro) e del poker ancora del Gaglia all’80’. L’ultima esultanza in Serie A dell’ex capitano era arrivata 109 giorni fa (il 15 dicembre contro l’Udinese) e adesso il numero 9 è a 123 reti nerazzurre come Bobo Vieri, ottavo bomber di sempre dell'Inter dietro Istvan Nyers (133), l’attaccante ungherese degli Anni 50.

    RIECCOLO — Non è stata una serata banale per Icardi, bersaglio (come prevedibile) degli insulti dei tifosi nerazzurri già nel riscaldamento. Non giocava dal 9 febbraio, si era ammutinato il 13 febbraio, ma il nuovo debutto interista senza fascia al braccio porta eccome la sua firma. Il primo pallone lo tocca dopo 19 minuti e spiccioli, al secondo prende un palo clamoroso tutto solo davanti a Radu, figlio di una voglia matta - ne siamo sicuri - di spaccare il mondo. In mezzo, tanto parlottare con Nainggolan, un gesto d’intesa con Perisic dopo un cross sballato del croato, e soprattutto la faccia di chi ha la voglia di metterci nuovamente l’impronta. Il Genoa fa poco poco: al Ferraris aveva battuto l’Inter nelle ultime 5 sfide ma dopo questa sconfitta deve guardarsi alle spalle perché il Bologna, terzultimo, è a 6 punti e oggi può accorciare. I rossoblù, contestati dalla curva (che ha sempre Preziosi nel mirino) mettono il naso avanti con Sturaro, poi subiscono troppo il possesso dell’Inter. Che prima aspetta e poi comincia ad affondare. Di Nainggolan il primo tiro, di Politano e Gagliardini i movimenti più importanti. Poi c’è Icardi, di nuovo. E la sua presenza, insieme a un Nainggolan che non ha bisogno di fare meraviglie per fare sentire finalmente il suo peso, è un’arma che rende l’Inter molto più pericolosa. Proprio come Spalletti aveva detto ieri, durante la conferenza stampa in cui annunciava il ritorno di Mauro dal primo minuto.

    DECISIVO — Mauro cerca la profondità e quando affonda davvero Romero lo butta giù in area: espulsione e rigore dopo 39'. Mauro discute con Perisic, Skriniar lo carica e lui riprende a segnare (gol numero 10 stagionale in A, il 16° complessivo), come se niente fosse successo, meritandosi l’abbraccio di tutti i compagni, di uno spogliatoio che l’ha riaccolto da pochissimi giorni. Poi c’è spazio ancora per l’assist a Perisic, per tanto movimento sottoporta, e infine il meritato riposo dopo 80’. L'argentino si prende tanti fischi, gli applausi di Marotta e torna in panchina: ora è tornato davvero.
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    Frosinone-Inter 1-3: Nainggolan, Perisic su rigore e Vecino gol
    Non basta ai padroni di casa la rete di Cassata. Sono tre punti preziosi per Spalletti in ottica qualificazione alla prossima Champions League
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    14 APRILE 2019 FROSINONE - Missione compiuta: successo a Frosinone e diffidati salvi in vista del big match di sabato sera a San Siro contro la Roma. L'Inter fa un nuovo passo importante verso la qualificazione alla prossima Champions e il 3-1 dello Stirpe riallontana Roma e Milan (clicca qui per leggere la classifica) -, che avevano vinto negli anticipi – e regala altri temi nerazzurri. Il primo: Icardi non è più neanche rigorista? Il secondo: è solo una coincidenza il fatto che ora Icardi sia più presente come uomo assist? Nelle prossime gare ne capiremo di più.

    IN GESTIONE — Il pericolo diffida non condiziona Spalletti, che sceglie l’undici migliore e preferisce Icardi a Lautaro. Pochi secondi ed è proprio Icardi a poter far male dopo un rinvio sbilenco di Sportiello, ma il 9 argentino – quasi sorpreso da tanta grazia – cicca il piattone. Dopo una fase di studio senza sussulti, l'Inter passa al primo vero affondo. Cross di D’Ambrosio (19') dalla destra e Nainggolan di testa buca Sportiello. La reazione del Frosinone arriva con un colpo di testa di Paganini su azione d'angolo (23') di poco alto. Ma è una parentesi quasi casuale, perché l'Inter gestisce i tempi e il Frosinone fatica a ripartire. E allora l’Inter ri-accelera per provare a chiuderla: Nainggolan guadagna un angolo da cui i nerazzurri ottengono un rigore per trattenuta di Chibsah su Skriniar. A sorpresa calcia Perisic (37'): Sportiello spiazzato e 2-0. L'Inter non rallenta e al 41' è Politano in ripartenza a sfiorare il 3-0, ma Sportiello para di piede.

    SOFFERENZA — Ma all'Inter piace complicarsi la vita, così nella ripresa cambia atteggiamento e si fa sorprendere dalla voglia di rivalsa del Frosinone, che si ripresenta con Ciano trequartista e un atteggiamento più offensivo. I ciociari trovano energia vitale per cercare l'impresa al minuto 18, quando Cassata da fuori area sorprende Handanovic. Lo Stirpe si rianima e spinge i ragazzi di Baroni. Ciano (24') su punizione dà l’illusione del pari e Spalletti corre ai ripari, inserendo Keita per Perisic e Gagliardini per Borja. Il Frosinone prova a spingere con i nervi e l'Inter si trova finalmente praterie da aggredire per ri-chiudere il match. Ci è riuscita solo tardi, però, al terzo di recupero, sull'asse Nainggolan-Icardi-Vecino, con l'ex capitano bravo a rifinire per l'uruguaiano e a non cercare la gloria personale. Anche da questi particolari si giudica uno spogliatoio.
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    Inter-Roma 1-1: Perisic risponde a El Shaarawy
    Finisce in parità la sfida per la Champions: giallorossi in vantaggio al 14’, pareggio nerazzurro nella ripresa
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    20 APRILE 2019 MILANO - Non la chiude, ma nemmeno spalanca la porta agli avversari. La corsa alla Champions resta socchiusa, per quel che riguarda l’Inter. La squadra di Spalletti non sfrutta il match-point, ma nemmeno subisce il break. La Roma di Ranieri resta a -1 dal quarto posto giocando da fondo campo (per restare al tennis). All’ultimo (90’) prova la discesa a rete con Kolarov, ma viene stoppata da Handanovic. Perisic risponde a El Shaarawy per l’1-1, l’Inter non sfata il tabù San Siro, dove (derby a parte) non ha vinto mai i big match da vincere. Stavolta però il pareggio fa meno male, anzi avvicina a piccoli passi i nerazzurri all’obiettivo necessario. Dominio del possesso palla, 900 passaggi azzeccati, ma sostanziale pareggio anche nelle occasioni da gol. Nella sera in cui Borja Valero dimentica gli acciacchi e Asamoah regala numeri da brasiliano, brilla per un tempo la stella di Dzeko. Inter-Roma segnala anche un’escalation nell’aperta rottura fra la curva e il resto del pubblico di San Siro: oggi ai fischi dello stadio per i cori non graditi dalla Nord si risponde con “pubbico di m.” e “scemi, scemi”. Oggetto del contendere, neanche a dirlo, Mauro Icardi.

    LAUTARO E ICARDI — Il sorpasso di Lautaro su Icardi è sancito dalla formazione del 1’, con Mauro che si piazza in panchina ad osservare l’allievo che sfiora il gol quasi subito (9’, colpo di testa e deviazione di Mirante suk palo) e poi a vederlo toccare pochi palloni (come capitava a lui, in certe sere) per tutto il primo tempo. A inizio ripresa altro colpo di testa di Martinez, poi dopo 9’ però tocca a lui: entra per un Nainggolan in tono minore, si riprende le sue zolle a centro area e fa arretrare/spostare di qualche metro il Toro. Al minuti 61, però, la palla di D’Ambrosio sorvola prima la testa di Lautaro, poi quella di Mauro, per trovare la sua destinazione sul secondo palo: Perisic in tuffo, di testa, infila. E’ il quinto assist per il terzino (non pochi), è il 7° gol in campionato per il croato (il 3° in 4 gare), è il gol dell’1-1, giusto riconoscimento di un predominio cresciuto col passare dei minuti, anche per colpa di una Roma che si abbassa passivamente.

    EL SHA GOL — Erano partiti bene, i giallorossi. Ranieri sceglie di rinunciare inizialmente a Zaniolo (il “bimbo” entrerà a inizio ripresa per Under ma pungerà poco) e perde nel riscaldamento Manolas. In compenso El Shaarawy, in dubbio per tutta la settimana, c’è e si sentirà. C’è anche Dzeko in versione deluxe, forse stimolato da quello che potrebbe essere il suo stadio futuro. Il bosniaco agisce da play avanzato, non perde un pallone e li smista con classe e puntualità. In una squadra che subisce il 70 per cento di possesso palla degli avversari il 30 passa dai suoi piedi. Il gol del vantaggio romanista parte da una sua apertura a sinistra, poi prende forma con una grande azione di El Shaarawy che si accentra, fa fuori prima D’Ambrosio e poi Vecino (con una finta) e infila un tiro a giro di destro sul palo lontano. Dopo il vantaggio però il progetto “squadra chiusa e ripartenze” si riduce spesso a “squadra molto chiusa e basta”. Prova qualche sortita solo Pellegrini, prima di quella finale di Kolarov. Il gol sarebbe stato un giusto premio per il terzino, propositivo dall’inizio alla fine, ma forse eccessivo per la squadra.
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    Udinese-Inter 0-0, i nerazzurri non mettono la freccia
    Termina senza reti la sfida di Udine: gli uomini di Spalletti e Tudor non chiudono i conti per Champions e salvezza
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    04 MAGGIO 2019 UDINE - Un passo avanti a testa, in attesa che giochino le rivali. Udinese e Inter non trovano il gol e muovono sensibilmente la loro classifica. Un punto che però potrebbe permettere alle avversarie nella lotta Champions e salvezza di avvicinare bianconeri e nerazzurri e rendere ancor più incandescente questo finale di campionato. Ai punti meriterebbe più l’Inter, che sbatte più volte su un Musso in serata paratutto. Ora la Champions per Spalletti passa soprattutto da San Siro, anche se è meglio non fare calcoli ancora: battere Chievo e Empoli (all’ultima) potrebbe anche non bastare.

    NO VAR — L’Inter sembra in serata sì: il palleggio in avvio è buono, il ritmo pure, con il solo Lautaro che fatica a entrare in partita. Perisic di testa spaventa l’Udinese, poi è Nainggolan (14’) da fuori a impensierire Musso, bravo a distendersi e a non farsi sorprendere dal rimbalzo del pallone. Ma l’occasione più grossa capita al 22’ sulla testa di Lautaro, che arriva scoordinato sulla sponda di D’Ambrosio e da due passi manda clamorosamente a lato. L’Udinese piano piano mette il muso fuori dalla propria metà campo e con una ripartenza velocissima di De Paul (38’) va vicina al vantaggio, ma il sinistro di Mandragora da buona posizione è centrale. Il finale di tempo vede protagonista Brozovic, che prima si costruisce una buona conclusione da fuori potente ma imprecisa (44’) poi a pochi secondi dallo scadere dei primi 45’ spinge con due mani e in modo platea Mandragora in area. Rocchi però non fa una piega – sbagliando – e clamorosamente non cerca nemmeno l’aiuto del Var e non rivede l’episodio.

    SUPER MUSSO — Nella ripresa l’Inter cerca subito di cambiare marcia ed essere più aggressiva, anche l’Udinese è più frizzante in campo aperto. Lautaro impegna Musso da fuori, mentre poi è Brozovic a salvare l’Inter fermando in scivolata Pussetto a pochi passi da Handanovic. Al 19’ Musso è miracoloso: conclusione di Nainggolan da fuori deviata da De Vrij di tacco sotto misura, il portiere bianconero già a terra trova il riflesso incredibile col piede.

    ARREMBAGGIO STERILE — Pochi istanti prima Spalletti aveva inserito Icardi per Borja, abbassando Nainggolan in mediana. Con due attaccanti veri aumentano i cross, se pur rasoterra. Sul primo Icardi liscia il controllo (e poi viene toccato duro da De Maio, anche qui Rocchi decide inspiegabilmente di non consultare il Var) ma Lautaro sul secondo palo si fa anticipare da Zeegelaar; poco dopo la doppia conclusione del Toro viene murata dai difensori dell’Udinese. Perisic sembra così più nel vivo dell’azione, ma l’Inter comunque non riesce a sfondare. Spalletti inserisci Candreva e Keita per Politano e Lautaro per gli ultimi assalti. E a tre dal 90’ proprio Keita in spaccata sotto misura gira a rete ma ancora una volta sbatte su Musso, il vero eroe della serata.
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    Apre Politano, chiude Perisic: Chievo k.o., l’Inter torna al 3° posto
    I nerazzurri conquistano tre punti importanti per la Champions con un gol per tempo
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    13 maggio 2019 MILANO - Ci sono momenti per essere “pazza Inter” ed altri in cui un po’ di noiosa ordinarietà è quello che ci vuole. San Siro apprezza un 2-0 tutto sommato secondo programmi, anche se il secondo liberatorio gol arriva un po’ troppo tardi per i nervi provati da anni di tentati (e a volte riusciti) suicidi. L’Inter piega un Chievo senza troppi stimoli e con qualche ragazzo a fare esperienza per la prossima B, torna terza e torna a +4 sulle quinte: decidono Politano e Perisic, ancora non i centravanti. Lautaro gioca 10 minuti, Icardi i primi 80, combinando poco e beccandosi i fischi (non solo della Curva). Alla fine si segnala un uomo in mutande che gira per il campo: non è un folle, ma Sergio Pellissier, che aveva donato tutti i suoi indumenti a un pubblico che ne onora l’ultimo passaggio a San Siro. Cose belle. Meno belli i cori anti-napoletani con cui la Nord prepara la partita della prossima settimana. I cori razzisti potrebbero costare la chiusura del settore per l’ultima di campionato. Ultima a cui l’Inter spera di arrivare tranquilla: se così non sarà, servirà un’altra gara ordinaria, poco folle, matura. Basterà per l’obiettivo stagionale.

    DOMINIO? — L’Inter passa dopo 39 minuti in cui aveva messo insieme 10 corner (tre di fila calciati sul portiere da Cedric), il 75 per cento di possesso palla, e due occasioni con Perisic (di testa, salva Bani e di piede, parato). Al 39’ è sempre Ivan , in posizione centrale ad andare via ad Hetemaj e calciare: la palla rimpalla su Cesar e finisce a Politano, che si sinistro sorprende tutti calciando sul primo palo: palla sul legno interno e gol. San Siro stavolta non trema ma respira: vorrebbe subito il secondo, per togliersi i cattivi pensieri. Così quando il giro-palla diventa un po’ troppo conservativo e compassato arrivano anche alcuni fischi. Le statistiche infatti parlano di un dominio, l’occhio vede una squadra dal ritmo un po’ basso e un centravanti, Icardi, poco coinvolto.

    ICARDI E PERISIC — Due i sussulti della partita di Mauro, preferito a Lautaro in nome forse di una scientifica e pilatesca alternanza: tutti nel secondo tempo, prima un colpo di testa alto, a risposta mo’ di risposta all’unica vera occasione Chievo (Vignato fuori di poco), poi l’avvio di un contropiede rifinito da Nainggolan e chiuso da Perisic con un destro sul palo (19’). Quando a poco più di dieci minuti dalla fine Spalletti lo sostituisce con Lautaro il Meazza, in passato (e anche a inizio gara) diviso sul capitano, si ricompatta nei fischi, se non totalitari, maggioritari. Poco dopo entra Pellissier (applauditissimo), e visto che il risultato resta in bilico, fra il pubblico interista cresce un po’ d’ansia. Nonostante la superiorità numerica (espulso Rigoni per fallo su un positivo Asamoah) non si tira il fiato fino al minuto 86, quando Perisic raccoglie la respinta del palo di Cedric e infila il 2-0 (coi veronesi ha un conto aperto). Il Chievo era tappa di avvicinamento alla Champions, e in fondo così è stato. Ne restano due, con più salite.
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    Inter asfaltata a Napoli: adesso la Champions si fa un po' più dura
    I partenopei dominano contro gli uomini di Spalletti, che si giocheranno tutto negli ultimi 90’: reti di Zielinski, Mertens, Fabian Ruiz (doppietta) e Icardi
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    19 maggio 2019 NAPOLI - Il Napoli ha chiuso in bellezza, l’Inter ha deluso e messo a rischio il piazzamento Champions. Questo il tweet del San Paolo dopo 90’ nei quali, a sorpresa, sono stati Callejon e compagni ad avere più voglia, più grinta, più determinazione. Fisicamente e mentalmente, invece, i ragazzi di Spalletti sono crollati ed ora dovranno serrare le fila per evitare il tracollo (un mancato successo con l’Empoli potrebbe portare al sorpasso del Milan).

    MISSILE — Lucianone ha cercato sin dal via di uscire dalla pressione del Napoli con il palleggio, forse per questo motivo ha preferito Lautaro (che nel finale ha colpito una traversa) ad Icardi (che poi ha trasformato il rigore del 4-1). I ragazzi di Ancelotti hanno accettato la sfida e provato a pressare alto per evitare che Perisic e Politano prendessero velocità. Gli ospiti hanno faticato a trovare tra le linee Nainggolan (tranne in una occasione al 40’) e proprio da un passaggio sbagliato verso il belga, da parte di Asamoah è nato, al 16’, il gol del vantaggio azzurro con Zielinski: palla recuperata e missile terra-aria all’incrocio, imparabile per Handanovic. L’Inter ha accusato il colpo e ha rischiato molto in un paio di circostanze perché la squadra si è allungata concedendo praterie sulle corsie esterne (Callejon pericolosissimo al 42’). Per risalire la china Spalletti ha invertito per un attimo le ali ma è stato Lautaro a costringere Karnezis (scelto a sorpresa da Ancelotti) alla prima parata della serata, in perfetto stile Garella con i piedi.

    MISTERO NERAZZURRO — Il primo tempo si è chiuso così, la ripresa si è aperta con Icardi al posto di Politano ed un Inter dal modulo “ballerino”. Il baricentro del Napoli si è abbassato ma gli attaccanti nerazzurri hanno trovato sulla loro strada un Koulibaly molto attento. Mertens e compagni avrebbero potuto affondare spesso nelle maglie di una retroguardia che non si è capito se fosse schierata a tre o a quattro. Il furetto belga ha fallito prima una chance di destro, poi al 61’ ha raddoppiato di testa su assist al bacio di Callejon. Skriniar è rimasto a guardare stupito, come tutta l’Inter. La reazione è stata più di rabbia che di tecnica da parte degli uomini di Spalletti (parata di Karnezis su D’Ambrosio e clamoroso salvataggio di Koulibaly su destro di Lautaro a portiere battuto). Così il tre a zero di Ruiz è sembrato quasi ineluttabile perché i difensori dell’Inter hanno recitato nuovamente la parte dei pastori del presepe permettendo allo spagnolo di appoggiare in rete un passaggio di Malcuit. L’ex del Betis ha fatto poker, e doppietta personale, con un mancino da posizione ravvicinata poco prima che Icardi dagli undici metri fissasse il punteggio sul 4-1. Una rete che non ha rialzato l’Inter, già al tappeto da tempo e con la testa agli ultimi 90’ del campionato che rischiano di diventare sportivamente drammatici.
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    Pazza Inter, ma alla fine Keita e il Ninja la portano in Champions: Empoli in B
    Partita pazzesca. Icardi sbaglia un rigore. Handanovic miracoloso. Toscani mai domi, ma alla fine la squadra Spalletti conquista l'Europa che conta
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    26 MAGGIO 2019 MILANO - Perché ti riduci sempre all’ultimo minuto? Se nasci cicala, non puoi morire formica. E l’Inter, almeno questa Inter, è indubbiamente cicala. Quando arrivi last minute, e le cose vanno bene, ti sembra quasi che così sia più bello, dia più soddisfazione. Tutta l’ansia accumulata si disperde in un urlo liberatorio, le paure si trasformano in piacevoli ricordi. I mezzi infarti in aneddoti. Quando va bene, non sempre va bene. Ma se sei cicala, non starai certo a pensarci, non stasera. L’Inter si prende la Champions al minuto 81: ne mancavano 9, dei 3420 (più recuperi) giocati in stagione. All’ultimo. Lo fa con un gol di Radja Nainggolan, chirurgico nel ribadire in rete dopo un palo di Vecino, arrivato in contropiede.

    NO EQUILIBRI TATTICI — L’Empoli sull’1-1 prende il gol che la manda in B in contropiede, non chiedeteci perché. Del resto non è gara da equilibri tattici, ma da psicofarmaci. I nerazzurri rischiano di dover prendere anti-depressivi a manciate, per il quarto d’ora che porta alla combinazione rigore sbagliato-pareggio subito: era passata in vantaggio con un gol (un gran gol) di Keita al minuto 51, aveva avuto il rigore del 2-0 con Icardi al minuto 61. Lo ha sbagliato, con un tiro centrale. E prende gol un quarto d’ora dopo: al minuto 75 l’azione dell’Empoli si sviluppa sulla sinistra. Dalbert, appena entrato per Perisic, esce altissimo e viene superato, Ucan viene pescato in area, va sul fondo e trova sul secondo palo Traoré, che infila l’1-1. Psicodramma servito, poi cancellato da Nainggolan. Ma è solo l’inizio.

    IL FINALE — Perché quello che succede dopo è una cosa senza senso e senza freni, con l’Empoli all’arrembaggio e l’Inter suonata soprattutto a sinistra (dove Dalbert è in “errore di sistema”). Sul cross basso di Caputo D’Ambrosio tocca in salvataggio sulla traversa (traiettoria che viola un paio di leggi della fisica) e poi rischia la crisi isterica. Poi è il momento di San Handanovic, che dopo aver piazzato già un paio di interventi decisivi, piazza la parata–capolavoro, quella che gli ascrive il quarto posto, su Ucan. C’è tempo per un gol in contropiede, senza portiere segnato da Brozovic e annullato dal Var, per il rosso di Keita, per un altro cross empolese che taglia tutta l’area mentre il Meazza trattiene il respiro.

    FINISCE COSÌ — Finisce con i giocatori empolesi a terra, distrutti dopo aver sfiorato una rimonta in classifica clamorosa, dopo aver resistito nel primo tempo e risposto nel secondo, e con quelli nerazzurri che fanno a turno per saltare in braccio ad Handanovic, il capitano e il salvatore. Mauro sbaglia il rigore della sicurezza, Handanovic rimedia all’ultimo: c’è tutta la stagione dell’Inter. C’è un’annata da cicala. Che però torna in Champions. O a riveder le stelle, come dicono qui.
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